3 considerazioni sul “fallimento”​ di #EVIVA (e cosa possiamo imparare)

1) Quando chiude un’azienda è sempre colpa della mala gestione complessiva.

Non può essere colpa solo della guerra dei prezzi, degli sbilanciamenti mancati o del cambiamento di scenari politici ed economici.

E’ semplicemente crollato l’ennesimo ecosistema. Un ecosistema molto diverso dalle aziende che l’hanno preceduta e fare paragoni sarebbe un grave errore.

Non è stato l’unico e non sarà l’ultimo caso.

Mettiamoci l’anima in pace.

Fino a quando non cambieremo il modello di vendita le aziende continueranno a fallire.

Siamo una commodity che vende un risparmio a milioni di clienti che vivono l’energia come una tassa da pagare.

O marginiamo bene, incassiamo bene e paghiamo il giusto a chi di dovere, o siamo morti.

2) Eviva era un competitor duro da battere.

Sbaglio o la parola “competitor” significa che c’è una competizione all’interno di un mercato?

Io vinco, tu perdi. E’ ipocrita chi NON gioisce della morte di un competitor.

Lo è perchè domani mattina sarà pronto ad accogliere i suoi clienti e i suoi agenti.

Lo è perchè EVIVA in questi anni con le sue capacità ha tolto clienti a consulenti che, probabilmente, ci vivevano con quelle provvigioni.

Lo è perchè da domani mattina (come ha già fatto con Meta e Gala) ogni qual volta non potrà pareggiare il prezzo di offerta del competitor userà il comunicato stampa come arma per mettere in guardia i clienti dal non fidarsi dei prezzi “sotto-mercato”

Ed è ancora più ipocrita chi spara a ZERO su EVIVA ma si dichiara amareggiato, dispiaciuto e preoccupato per i suoi dipendenti.

LinkedIn è diventato improvvisamente “vivo”.

I guardoni dei social si sono sentiti in dovere di dimostrare la loro solidarietà, in dovere di contestare l’azienda ma difendere i lavoratori, in dovere di dire la propria.

Il caso EVIVA ha riesumato cadaveri pronti a tendere una mano.

L’ipocrisia di questo settore è tutta QUI.

Smettiamola di fare i moralisti.

E’ morto un competitor. Uno in meno.

3) Gioire non vuol dire mancare di rispetto a chi ha perso un lavoro.

So cosa significa essere chiamato in una stanza dal tuo Direttore Generale e sentirsi dire, dall’oggi al domani, che l’azienda non crede più in te e che non può più sostenere il tuo stipendio.

<< Scegli: accordo tra le parti o cassa integrazione >>

So cosa significa firmare il proprio licenziamento davanti ai sindacati.

So cosa significa perdere il lavoro con una famiglia da mantenere e un padre in disoccupazione.

E’ stato in quel momento che ho promesso a me stesso di non voler mai più provare quella brutta sensazione. E’ stato in quel momento che ho deciso d’investire su me stesso, sulle mie capacità, sulle mie conoscenze.

E stato in quel momento che ho capito l’importanza del Personal Branding.

Per fare il “politically correct” dovrei limitarmi a messaggi di comprensione e solidarietà ai 100 e passa dipendenti di EVIVA che improvvisamente devono ricominciare tutto da capo.

Farei la cosa giusta e forse, quella più semplice.

E invece NO! Sono un pagliaccio che parla di aria fritta anche se nessuno lo ha interpellato.

Un pagliaccio che sente il dovere morale di fare qualcosa!

Cosa possiamo imparare dal caso EVIVA?

Da umile Markettaro consiglio a tutti i dipendenti di qualsiasi azienda (anche la più florida) d’investire su se stessi curando l’immagine personale all’esterno.

Quando sei all’improvvisa ricerca di lavoro, rifugiarsi in Curriculum tutti uguali è completamente “inutile”.

Se sei un dipendente, devi far in modo che quotidianamente ci siano decine di persone e aziende che desiderano lavorare con te. Aziende che vogliono averti all’interno del loro staff.

Aziende che ti propongono costantemente un colloquio di lavoro.

Se queste aziende NON conoscono chi sei, cosa fai, in cosa sei bravo e che valore aggiunto porti all’interno della TUA azienda, il CV resterà sempre l’unica arma (spuntata) da usare in caso di emergenza.

In questo, il Marketing applicato alla persona (il cosiddetto Personal Branding), può esserti d’aiuto.

Pensa che ciò che è accaduto ai dipendenti di EVIVA può succedere anche a te.

Domani mattina.

Nell’era in cui siamo e nel mercato in cui siamo, il tuo futuro e quello della tua famiglia può dipendere solo dalla tua azienda, dal tuo CV o da un post di ricerca lavoro condiviso sui Social Network?

Se la risposta è NO fermati un secondo a riflettere a come puoi investire su te stesso.

Pensa a dove puoi ritagliare il tempo per leggere articoli, libri, seguire corsi di formazione, crescere professionalmente e personalmente.

Poi pensa a come puoi condividere con il mercato le tue conoscenze e le tue capacità.

Curare il Personal Branding significa comunicare quotidianamente all’esterno chi sei, cosa sai fare e quanto vali. Curare il Personal Branding significa portare valore aggiunto all’azienda in cui lavori. Curare il Personal Branding significa crescere.

Se sei un dipendente, chiedi al tuo Responsabile HR, al tuo capo o all’imprenditore che dirige l’azienda a conduzione familiare che vuoi avviare un percorso di crescita personale per il bene tuo e dell’azienda in cui lavori.

Coordina con chi si occupa del Marketing cosa puoi dire e cosa non puoi dire sui social, cosa puoi condividere e cosa no. Fai leggere gli articoli ed i post che vorrai pubblicare.

Assicurati che tutto ciò che fai sia innanzitutto per il bene dell’azienda che rappresenti.

Assumiti la responsabilità di sbagliare.

Agisci. ORA!

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CEO Revoluce | CMO Stantup Service | Rivoluzionario | Marketer | Innowattore | Formatore | Papà | Lettore | Ducatista | Teslaro | Innamorato